Spesso mi chiedono “di cosa ti occupi”. La risposta non è
immediata, definire esattamente il mio lavoro, incasellandolo in una delle “categorie”
di tecnici più consolidate, non è facile. Posso dire di saper calcolare il
fabbisogno energetico di un edificio, progettare l’involucro di una casa per
garantire il confort acustico dei suoi abitanti, conoscere i meccanismi di
risposta strutturale di un edificio. Nonostante questo non mi sento definito
dalle “etichette” in uso quando, non mi sento ad esempio un termotecnico, né un
impiantista né uno strutturista.
La definizione che manca la dobbiamo
forse andare a prendere in Germania, dove esiste il concetto di Bauphysik, che potremmo tradurre come
“fisica degli edifici”.
In Italia questo concetto è ancora
lontano dall’essere usato, compreso e valorizzato, in primis dagli operatori
del settore, che spesso non capiscono l’importanza dell’integrazione tra il
progetto termico, strutturale ed acustico.
Occuparsi di Bauphysik vuol dire conoscere la risposta dell’organismo
edilizio alle sollecitazioni esterne e sapere come renderlo un luogo accogliente per le attività umane.
Così come il medico conosce l’anatomia ed è in grado di prescrivere le terapie
adatte per una determinata patologia, allo stesso modo chi si occupa della
fisica degli edifici deve essere in grado di trovare le soluzioni progettuali
adatte per garantire il corretto funzionamento del sistema edificio.
Per rispondere alle sfide presenti e
future dell’edilizia è necessario un cambio di approccio e il concetto di “fisica degli edifici” deve necessariamente
entrare a far parte del mondo della progettazione, della ricerca e delle
costruzioni.
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